Tutte le testate giornalistiche nazionali, in questi primi giorni di settembre, fanno a gara per pubblicare le ultime notizie riguardanti il caso dell’ormai ex ministro Gennaro Sangiuliano e della nuova Mata Hari, Maria Rosa Boccia.
Questo caso, che a mio avviso conferma, semmai ce ne fosse bisogno, la degradazione della politica del nostro Paese. Non perché ci sia dietro una storia di corna vissute (chi ha la mia età saprà a cosa mi riferisco), ma perché, per l’ennesima volta, le istituzioni (che dovrebbero rappresentare il luogo di incontro e dibattito delle élite della nazione) vengono trasformate in un teatro di storie boccaccesche.
Fatta questa premessa, che attirerà le simpatie di chi vota a sinistra e le antipatie di chi vota a destra, veniamo al dunque.
Mi riferisco al post social diffuso sui canali dell’olio San Giuliano di Alghero.
In questo post Instagram (vedi l’immagine in alto), che nel gergo tecnico viene definito “instant advertising“, il brand “gioca” sull’omonimia con il nome dell’ex ministro e la “boccia” intesa come contenitore dell’olio.
Pur lodando l’iniziativa, che nelle intenzioni vuole essere giocosa e ha dalla sua i numeri, c’è da chiedersi quale impatto possa avere questo tipo di comunicazione sulla percezione del valore del brand.
L’elevatissimo numero di like, i numerosi commenti positivi e il fatto che il post sia stato condiviso anche dalla stampa locale fanno propendere per il gran successo dell’iniziativa. E, a livello social, lo è stato nel modo più assoluto. Quindi, il social media manager ha svolto egregiamente il suo lavoro: raccogliere like, commenti e condivisioni.
Dove sta quindi il problema? Il problema, a mio avviso, sta proprio nel non considerare quale effetto possa avere per San Giuliano l’accostamento del proprio brand al pettegolezzo, al tradimento e allo svilimento delle istituzioni.
Da pubblicitario, non avrei mai permesso o promosso una comunicazione di questo tipo. Questo perché ritengo che un brand, che ha costruito nel tempo una solida reputazione basata sulla qualità dei prodotti e sui valori legati al lavoro contadino, abbia solo da perdere in iniziative come queste. Finito l’hype legato alla triste vicenda, rimarrà nel tempo l’accostamento tra il brand e una storia di tradimenti, di sfruttamento della propria posizione di potere per perseguire scopi personali, di strategie macchiavelliche per ritagliarsi il proprio posto al sole, di ripicche, di ricatti, di persone che finiscono nel tritacarne mediatico senza colpe (la moglie di Sangiuliano, ad esempio), di scuse pubbliche sincere fino a pagina due… insomma, storie di miseria umana.
Che senso ha associare il proprio brand a tutto questo? Sarebbe bello avere una risposta da San Giuliano, ma io credo che non ci sia stato alcun ragionamento di questo tipo a monte, solo la voglia di cavalcare il momento in puro stile “boomer”: veloce e senza pensieri, a caccia di like da parte di gente che non metterà mai a tavola una bottiglia (non una boccia) di olio San Giuliano.
IL POST OLIO SAN GIULIANO
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